Quanto era bello il vecchio Wembley

Oggi ho guardato in televisione la finale di Community Shield, evento che apre ufficialmente la stagione del calcio inglese tra Chelsea e Arsenal. In questa sede non analizzerò la partita. Mi interessa parlare del luogo in cui si è svolta, lo stadio di Wembley. L’impianto da tanti anni ormai è nella nuova versione, che come simbolo ha l’arco, parte integrante pure della Skyline di Londra. Questo è Wembley nel terzo millennio. Quanto mi manca invece la vecchia versione di questo stadio, quella con le 2 torri. Di acqua ne è passata sotto i ponti. Un tempo era una struttura imperiale, aristocratica. Ora invece risente della modernità. Non sempre sinonimo di bellezza

Rivoglio Belli, Bartoletti e Sgarbozza a Giro Mattina

Siamo ormai entrati nella seconda settimana del Giro d’Italia di ciclismo. La programmazione di Rai Sport per seguire la corsa rosa è molto ampia. Il primo appuntamento della giornata è Giro Mattina. Purtroppo però una cosa salta subito all’occhio, la trasmissione è diventata troppo seria, quasi noiosa. Perchè dico questo? A mio parere mancano 3 personaggi: Marino Bartoletti, Gigi Sgarbozza e Paolo Belli. Non vanno aboliti i momenti seri, in quanto l’evento sportivo merita rispetto. Andrebbero però inframezzati da quelli più allegri, scherzosi. In questo erano maestri gli stessi Bartoletti e Belli. Sgarbozza riusciva invece a fare sbellicare dalle risate i telespettatori, quando doveva scrivere alla lavagna i nomi dei possibili favoriti di tappa poichè spesso sbagliava i nomi dei corridori stranieri. Quest’anno tutto questo manca ed è forte la tentazione di cambiare canale.

Paolo Belli e le sigle del Giro d’Italia


Fin dalla mia infanzia, siccome sono sempre stato grande appassionato di sport, ho seguito il Giro d’Italia di ciclismo. Nel corso degli anni le sigle di apertura e di chiusura delle trasmissioni relative alla corsa rosa sono cambiate. Personalmente prediligo quelle cantate ad altre troppo anonime con la sola musica. Tra le sigle del Giro d’Italia c’è una particolarità. Paolo Belli ne ha composte 4: 1 per Mediaset, 3 per Raisport. Il cantante emiliano è riuscito con le sue canzoni a riassumere il vero significato del ciclismo. Inoltre ha aggiunto altri ingredienti come: l’orecchiabilità delle melodie, l’allegria, la semplicità dei testi.

Buon compleanno Fabrizio Maffei


Stamattina guardando i compleanni dei personaggi famosi sulla guida programmi, è apparso quello di Fabrizio Maffei. L’ho visto condurre il 90° Minuto post Paolo Valenti. Per la stessa trasmissione è stato anche inviato dallo Stadio Olimpico di Roma, ma questo l’avrei scoperto solo attraverso Youtube , oltre  alle Perle di Sport e alle Memorie di Rai Sport 2, così come i suoi servizi alla Domenica Sportiva. Ciò perchè nacqui nel 1984. L’ho visto partecipare a film che ho guardato e riguardato centinaia di volte come L’allenatore nel Pallone e Mezzo destro mezzo sinistro. Due calciatori senza pallone. E’ stato anche direttore di Rai Sport. Senza Sky ed Eurosport non so stare in quanto non avrei forse mai visto discipline come curling e snooker, però forse un certo modo di fare giornalismo sportivo è andato perduto per sempre.

Bitossi “Cuore Matto” “A un passo dal possibile”


Il ciclismo è lo sport per antonomasia del sudore e della fatica. Sorprendentemente capita che diversi corridori vengano ricordati più per una sconfitta e non per le vittorie. Di questo si parla nel libro di Fausto Bagattini “Ciclisti nella bufera”. Nella hit parade della speciale graduatoria si colloca certamente Franco Bitossi. Il ciclista toscano purtroppo ha da sempre dovuto convivere con una grave malformazione cardiaca. Ciò gli ha fatto guadagnare l’appellativo di una famosa canzone di Little Tony, Cuore Matto. Quest’ultimo lo ha tradito ad un passo dal sogno o da un clamoroso iride, a Gap 1972. Molti telespettatori anziani ricorderanno il binomio immagini e telecronaca di Adriano De Zan, utili a rendere l’autenticità del dramma sportivo. Per spiegarlo si potrebbe pure prendere a prestito la canzone di Elisa “Eppure sentire (Un senso di te)”.


Negli anni 80 si sapeva ridere sul calcio

Magari gli anni 80 non saranno stati all’avanguardia dal punto di vista tecnologico. Però erano migliori dell’epoca in cui stiamo vivendo per altri aspetti. Ad esempio si sapeva ridere sul calcio. C’era il cosiddetto “teatrino” del 90° Minuto di Paolo Valenti. Si rideva anche con film come: Il tifoso, l’arbitro e il calciatore, Eccezzziunale Veramente, L’Allenatore nel Pallone, Mezzo Destro Mezzo Sinistro 2 Calciatori senza pallone. Del secondo e del terzo film di cui ho parlato hanno fatto il sequel. Purtroppo il risultato è stato un fiasco perchè i tempi sono cambiati. Nell’era più tecnologica sono le relazioni umane e il modo di ridere che stanno andando perdendosi.

I want to be Federico Buffa

Ognuno di noi è diverso dagli altri. A renderlo unico è il suo DNA. Eppure se mi fosse stata data la possibilità di rinascere avrei voluto essere Federico Buffa. Buffa stesso racconta lo sport come se fosse una favola. Starei ad ascoltarlo per ore. Nessuno sa spaziare dallo sport stesso, alla storia, all’antropologia, alla sociologia, alla musica. Ha ragione Josè Mourinho nel dire: “Chi sa solo di calcio non sa niente di calcio”. I racconti di sport di Buffa saranno immortali. Ci si potrebbero sceneggiare film o scrivere opere teatrali. Magari potessi essere come lui.

Il fascino del Grand National

Lo sport è sempre stato la mia passione. Avrei voluto fare il giornalista invece per fortuna o purtroppo ho creato questo blog. Tra le varie discipline che seguo non manca l’ippica. Fin da piccolo ho visto in televisione le corse di trotto e galoppo commentate dal mitico Claudio Icardi. Ho riso a crepapelle grazie a Gigi Proietti ed Enrico Montesano nei film: Febbre da Cavallo e Febbre da Cavallo La Mandrakata (meglio decisamente il primo del secondo). Una corsa su tutte ha da sempre catturato il mio fascino ed è il Grand National. Lo steeplechase più famoso al mondo. Quasi mi sembra impossibile che la Rai non la trasmetta più. Ogni anno in qualche modo lo seguo e spero che il maggior numero di fantini e cavalli possibile possa arrivare al traguardo. Il tutto incrociando le dita che: Canal Turn, Becher’s Brook, Foinavon non siano invalicabili.

Meglio il film The Race o il libro L’ultima estate di Berlino?

La scorsa settimana è uscito al cinema il film The Race. E’meglio quest’ultimo o il libro scritto da Federico Buffa e Paolo Frusca dal titolo L’ultima estate di Berlino per capire il contesto e l’atmosfera che si respirava in Germania, durante i giochi olimpici del 1936? Se si vuole approfondire quanto fece Jesse Owens in quell’edizione è giusto andare al cinema. Viceversa per conoscere meglio tout court l’ambiente a quell’epoca è giusto dedicarsi alla lettura. L’ultima estate di Berlino aiuta a penetrare meglio gli stati d’animo, dove mai nessun archivio storico potrà arrivare. Sarebbe opportuno comunque consultare la Storia del Terzo Reich di William Shirer.

1956-2016 Come è cambiata l’attesa olimpica

Sono passati 60 anni e ciò ha influito molto per quanto riguarda attendere e poi vivere le Olimpiadi. Nel 1956 ad esempio a quante persone in Italia e nel mondo interessò realmente dell’appuntamento a cinque cerchi di Cortina d’Ampezzo? Il loro numero fu di gran lunga superiore per i giochi estivi di Melbourne? Oggi nel 2016 il Dio denaro e gli sponsor la fanno da padroni e l’interesse mediatico per le Olimpiadi è enorme. Miliardi di telespettatori in tutto il mondo le guarderanno. Il Brasile spera di sconfiggere il virus Zika che minaccia i giochi e turba gli atleti. Un altro grosso problema è il doping, male comune a troppe discipline sportive. Per chiudere pensate quante polemiche ci sarebbero state se quanto accaduto nel match di pallanuoto alle Olimpiadi di Melbourne tra Ungheria e Urss si fosse verificato ai giorni nostri.